Una triste constatazione, fatta di recente con un mio amico poeta, verteva sul fatto che sempre più negli ultimi anni molte parole della lingua italiana stiano letteralmente morendo. Sempre meno usate alla fine vanno sparendo dal lessico comune, causando l’inevitabile impoverimento lessicale e culturale della nostra società.
Ci sono varie cause a questa “mattanza” di parole, di certo una fra le prime è che in Italia non si legge più molto, cosa che di certo appiattisce molto il livello culturale generale.
Ma a mio avviso la causa più grande è l’affermarsi di una cultura di tipo “televisiva”. Infatti la televisione, gioco forza, per far passare i suoi concetti ed i suoi modelli, spesso legati al puro marketing, deve usare (e vuole usare) schemi semplici predefiniti trasmessi in maniera ciclica.
Questo fa si che l’usufruitore medio della televisione si abitui ad un certo linguaggio per lo più molto semplice e fatto di espressioni preconfezionate. Annullando di fatto il suo senso critico ed addomesticandolo ad un linguaggio standardizzato. Una statistica di qualche anno fa metteva in evidenza come un italiano medio usasse dai 5.000 ai 10.000 vocaboli al massimo, su una lingua che ne comprende quasi 200.000.
Ma è veramente così importante saper parlare e scrivere bene?
Forse questa domanda sembrerà banale, ma vedendo tutte le nuove forme di comunicazione molto in voga ultimamente, molte delle quali digitali, ci si rende conto che sempre di più la gente sta smettendo di parlare per lasciare il posto ad altre forme di comunicazione fatte di abbreviazioni, codici e segni che per lo più limitano la “Parola” e quindi il pensiero.
Infatti la “Parola” non è solo un linguaggio codificato di una certa popolazione per comunicare fra di loro. La “Parola” è la loro storia, il loro essere e il loro pensiero. Popolazioni antichissime sono sopravvissute fino ad oggi solo grazie allo sforzo che hanno fatto per trasmettere la loro lingua, come ad esempio gli armeni e gli ebrei, mentre altre sono state distrutte quando si è deciso di cancellare la loro lingua. Non per nulla “il Verbo si fece carne” per salvare il suo popolo.
Una delle cause, per esempio, della mancanza di visione o di sogni del mondo moderno è senza dubbio da riscontrarsi nella povertà linguistica contemporanea. Perché i sogni sono troppo grandi per essere contenuti in poche parole e i pensieri da essi scaturiti troppo complessi per essere espressi in dialoghi preconfezionati.
Per questo se si vuole arrivare ad avere nuove visioni per il futuro, bisogna coltivare molto la “Parola”, perché solo attraverso di essa di potranno avere nuovi pensieri da comunicare alle generazioni future.
Diego Romeo